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Architetture per la mente

Architecture for the mind
Pianni Pettena

Agli inizi del secolo scorso l’architettura era considerata la sintesi delle arti. Poeti, pittori, scultori si contendevano le collaborazioni con i maggiori architetti, instaurando fruttuose esperienze professionali. Allora esisteva una stretta relazione tra innamorarsi della disciplina e il cimento del costruire. Oggi questa condizione è quasi completamente dissolta, salvo qualche sporadico tentativo di tenere in vita l’idea che l’architettura sia come una donna da amare incondizionatamente e da idealizzare. 
L’attitudine al disegno e alla fotografia, se ricondotta nell’alveo della sperimentazione architettonica (privilegiai la fotografia nel 1972, nei miei primi viaggi nei deserti degli Stati Uniti), consente di ritrovare le condizioni di poter catturare emozioni spaziali, idee che si materializzano in itinerari attraverso gli spazi immaginari o dell’invenzione. Coloro che possiedono queste doti e ne fanno uso nella quotidiana professione sono oggi piuttosto rari e la loro produzione è del tutto assimilabile a ciò che la ricerca nell’ambito arti visive ha manifestato a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento.
Il lavoro di Gasperini e di Taddei è una testimonianza del loro amore per l’architettura: in loro la necessità di pervenire alla concretizzazione del pensiero, documentandone il parabolico sviluppo per sottoporlo a verifica, coincide. Il disegno è per Gasperini lo strumento critico d’eccellenza del pensiero progettuale e i suoi taccuini costituiscono il suo lavoro a margine della stretta professione. La Taddei indaga costantemente, attraverso l’arte della fotografia, il rapporto tra architettura e spazio. La ricerca formale espressa dall’opera dei due autori è talvolta riconducibile al loro interesse oppure a situazioni che hanno veduto e interiorizzato, sia tra le nuove costruzioni che alle condizioni del paesaggio urbano ereditate da secoli di storia. La loro ricerca, oltre ad essere ben descritta attraverso le loro opere e realizzazioni, è anche ben espressa nelle pubblicazioni scientifiche e nei libri d’arte che riescono a produrre con singolare frequenza.
Il progetto URBANALOGY è una chiara testimonianza dell’arricchimento di questa collaborazione. La sinergia delle idee e delle esperienze diverse approda a risultati sorprendenti. Questo esercizio di compensazione con il mondo reale che Gasperini mette in scena attraverso schizzi e disegni di architettura è amplificato nel dialogo con la realtà stessa mediata dalla fotografia della Taddei. Osservando questi lavori si rimane sorpresi dal livello di informazione culturale che gli autori riescono a innescare e di come questo sia capace di essere trasferito senza far trasparire le fonti di ispirazione. Le radici di questo connubio possono senz’altro essere fatte risalire alla loro radicata toscanità. I due artisti sono in dialogo continuo esprimendo ciò che di meglio può essere prodotto in questa direzione di ricerca.  
Nel panorama dell’architettura contemporanea le connessioni tra l’architettura e l’arte visiva sono perlopiù assenti oppure insufficienti, non perché l’artista sia disinteressato all’architettura o viceversa ma senza dubbio l’architettura è qualcosa di travolgente che talvolta lascia poco spazio per gli interessi pluridisciplinari. Io trovo che questo dialogo debba essere riequilibrato e i due autori con questo progetto vanno in questa direzione. 
La loro attività sperimentale intende riequilibrare lo sbilanciamento tra mondo reale e mondo immaginario. 
Bisogna sempre tendere a questo equilibrio per alimentare il ‘traffico mentale’ verso la contemplazione e il pensiero immaginario, rifuggendo alle mere ragioni utilitaristiche legate al profitto, malgrado le condizioni di negoziazione che il mondo reale impone. Una maniera questa per non rinunciare ai sogni di quando si era ragazzi e di portarli avanti più o meno intatti e più o meno documentanti l’evoluzione del pensiero sin quando si ha la forza di farlo.

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Conversazione con Gianni Pettena (GoogleMeet, Fiesole / San Giuliano Terme, 5 Maggio 2021)

 

 

At the beginning of the last century, architecture was considered the summary of all art forms. Poets, painters, sculptors competed for collaborations with leading architects, establishing fruitful professional exchanges. At the time, there was a close relationship between falling in love with the discipline and the challenge of design. Today this condition is almost completely dissolved, except for some sporadic attempts to keep alive the idea that architecture is like a woman to be idealised and loved unconditionally.

The aptitude for drawing and photography, through the lens of architectural experimentation (I preferred photography in 1972, in my first trips to the United States deserts), allows us to rediscover the conditions to capture spatial emotions. These ideas materialise in itineraries through imaginary spaces. Those who possess these skills and use them throughout their professional lives are now quite rare and their production is entirely similar to what research in the visual arts has shown at the turn of the 60s and 70s of the last century.

The work of Gasperini and Taddei is a testimony of their love for architecture: in them, the need to arrive at the realisation of the ideas, documenting its parabolic development and then submitting it to verification, coincides. For Gasperini, drawing is the critical tool of excellence in design-thinking, and his notebooks constitute his work. Taddei constantly investigates the relationship between architecture and space through the art of photography. The formal research expressed by the work of the two authors is sometimes linked to their interest or to situations they have seen and internalised, both in the new buildings and in the conditions of the urban landscape inherited from centuries of history. In addition to being well-described through their works and achievements, their research is also well-expressed in the scientific publications and art books they manage to produce with frequency.

The URBANALOGY project is a clear testimony of the importance of this collaboration. The synergy of different ideas and experiences leads to surprising results. This exercise of compensation with the real world that Gasperini stages through architectural sketches and drawings is amplified in the dialogue with reality itself mediated by Taddei's photography. Observing these works, one is surprised by the level of cultural information the authors are able to instill and how they are capable of being transferred without letting the sources of inspiration shine through. The roots of this union can undoubtedly be traced back to their deep-rooted Tuscan identity. The two artists are in constant dialogue, expressing the best that can be produced in this research.

In the panorama of contemporary architecture, the connections between architecture and visual art are mostly absent or insufficient, not because the artist is not interested in architecture or vice versa, but without a doubt, architecture is something overwhelming that sometimes leaves little room for multidisciplinary interests. I find that this dialogue needs to be rebalanced, and the two authors go in this direction with the project.

Their experimental activity aims at rebalancing the imbalances between the real and the imaginary world.

We must always strive for this balance to feed our ideas towards contemplation and imaginary thinking, avoiding mere utility linked to profit, despite the real world's conditions. This is the way not to give up the dreams of when we were little and to carry them on as much as we can, documenting the evolution of our thoughts as long as we have the strength to do so.

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Conversation with Gianni Pettena (GoogleMeet, Fiesole / San Giuliano Terme, 5 May 2021)

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